Razorback – Oltre l’urlo del demonio

La recensione di Unknown Pictures

Info

Anno

1984

Regista

Russell Mulcahy

Durata

90 minuti

Genere

monster movie

Valutazioni

Visione solitaria

20/50

Visione in compagnia

20/50

In breve

Ci troviamo nel deserto australiano, e un bambino viene aggredito da un misterioso animale nel cuore della notte mentre si trova da solo con il nonno. Quest’ultimo giura di vendicarsi, anche se nessuno crede all’esistenza dell’animale, un gigantesco e pericolosissimo cinghiale chiamato “Razorback”. Una reporter americana si reca nello stesso villaggio australiano per fare un servizio sulla caccia ai canguri. Una notte, dopo essere stata inseguita dai due loschi proprietari di una fabbrica di carne di canguro, la donna viene aggredita e uccisa dal Razorback. Il di lei marito, deciso a fare luce sulla vicenda, parte subito per l’Australia ed entra in contatto con l’anziano cacciatore di inizio film. I due uniranno le forze per uccidere la bestia e porre fine agli omicidi.

Tutte le immagini del Razorback sono prese da troppo lontano o da troppo vicino per poterlo ammirare in tutta la sua bellezza

Commento

Per quanto l’idea di un enorme cinghiale cattivissimo sia stata per me una calamita, devo dire che il film mi ha deluso. Non che mi aspettassi un capolavoro, ma qui c’è davvero troppa confusione, dato che molti elementi della trama vengono introdotti brevemente e senza la minima delucidazione. Vi faccio un esempio: nessuno ci spiegherà mai decentemente cosa è un Razorback e da dove arriva. Sappiamo solo che è un suino più grosso e più cattivo degli altri e che in qualche modo è collegato alla fabbrica di carne di canguro. Ogni volta sembra che nuovi indizi debbano portare a qualcosa, ma questo non accade, nemmeno sul finale. Se non fosse stato per questi motivi, sicuramente avrebbe preso voti un po’ più alti, diventando un monster movie anni ’80 ben più godibile.

Il vecchio cacciatore

Le scene più belle

Maiali indisciplinati

Più che una scena vera e propria, mi ha fatto molto ridere un aspetto in particolare: in diversi momenti del film compaiono dei veri maiali “addestrati”, che, tuttavia, si fanno bellamente i fatti loro. Un esempio? Ad un certo punto il protagonista sale su un traliccio, inseguito dai suini. Nonostante gli sforzi dell’attore per far credere che gli animali lo stiano attaccando, questi ultimi, quando inquadrati, grugniscono beati ignorando completamente l’uomo e il traliccio.

Il regista vorrebbe farci credere che quei maiali stiano rovesciando il traliccio

L’attacco del Razorback (un’ora e 25 minuti)

Io ho visto molti monster movie, ma raramente ho assistito a un “combattimento finale” così orrendo. Vi basti sapere che il protagonista attira il mostro verso un tritacarne dentro una fabbrica e lo spinge a buttarsi dentro. Il problema di tutto questo è che non vediamo nulla: un attimo prima il cinghiale è lì a “fare brutto” al nostro eroe, e un attimo dopo si dimena nel tritacarne.

Il Razorback nel tritacarne. Lo so: l’immagine brutta, ma la scena non offriva niente di meglio

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